Una piccola grande rivoluzione energetica che potrà scardinare il rapporto di dipendenza dai grandi produttori di energia
La comunità energetica è un’associazione di consumatori di energia rinnovabile su base locale, che autoproducono in tutto o in parte l’elettricità di cui hanno bisogno, condividendola secondo le effettive necessità, anche utilizzando sistemi di stoccaggio.
Le comunità energetiche sono aperte e chiunque può aderire alle stesse se è localizzato all’interno della medesima linea di bassa tensione e quindi sostanzialmente nello stesso paese o quartiere.
Dal punto di vista legale, la comunità energetica è un soggetto giuridico autonomo basato sulla partecipazione aperta e volontaria, con l’obiettivo di fornire ai membri (persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali) benefici ambientali, economici o sociali.
L’accesso all’autoconsumo diventa molto più democratico perché non richiede che l’impianto sia sul proprio tetto, ma è sufficiente che sia su un tetto di una casa, di un’azienda o sul terreno in un’area in zona.
Anche chi affitta un appartamento in un condominio, potrà dunque fare autoconsumo approfittando, ad esempio, dell’impianto della comunità installato su un terreno del comune o sul tetto della scuola dove è installato l’impianto della comunità.
Per combattere i cambiamenti climatici e affrontare con coraggio l’emergenza in atto, abbiamo bisogno di obiettivi concreti, come lo sviluppo di un nuovo modello energetico basato sull’uscita dalle fonti fossili e su una strategia di adattamento.
Una rigenerazione che parta dalle città e coinvolga le aree interne, la tutela delle foreste e del suolo, che sia in grado di ridurre il rischio idrogeologico, di rispondere all’emergenza siccità, interventi di riqualificazione in chiave energetica e sismica per l’edilizia, una nuova agricoltura sostenibile, una mobilità tollerabile a zero emissioni, senza dimenticare una concreta riconversione industriale ed economica a favore del paradigma circolare.
In particolare per uscire dalle fonti fossili è necessario puntare su un nuovo modello energetico, basato sulle fonti rinnovabili, accumuli e smart grid in cui i consumatori assumano un ruolo attivo nel sistema energetico, attraverso pratiche di autoproduzione e scambio di energia su piccola scala.
Una Comunità Energetica nasce dalla direttiva RED II e sono, di fatto, uno strumento per consentire ai cittadini, imprese, amministrazioni di condividere e scambiarsi energia all’interno di un determinato distretto.
Una novità introdotta in Italia in forma sperimentale attraverso la Legge Milleproroghe del 2020. Un modello che porta benefici ambientali, perché riduce fortemente la dipendenza dalle fonti fossili, ma anche sociali perché spinge gli utenti a essere più virtuosi e perché mira a sviluppare comunità e quindi aggregazione a livello locale.
Il nuovo scenario che si va ad aprire determina la necessità di fissare regole per la configurazione degli impianti di misurazione (per la rilevazione necessaria ai rapporti interni e con la rete), così come dei contatori di nuova generazione per garantire l’accesso ai dati sui consumi da parte degli utenti e, previo consenso di questi, a soggetti terzi, per presentare proposte integrate di efficientamento energetico degli edifici e degli impianti.
Si tratta di una piccola grande rivoluzione energetica che potrà scardinare il rapporto di dipendenza dai grandi produttori di energia presente nell’attuale sistema energetico accentrato. L’Italia, ma sarebbe il caso di dire tutta l’Europa, si sta sempre più orientando verso lo sviluppo di energia a chilometro zero e di reti intelligenti elettriche che, grazie allo scambio reciproco d’informazioni, permetteranno di gestire e monitorare la distribuzione di energia elettrica da tutte le fonti di produzione e soddisfare le diverse richieste di elettricità degli utenti collegati, produttori e consumatori in maniera più efficiente, razionale e sicura.
Insieme possiamo sfruttare i vantaggi della produzione di energia rinnovabile. Un milione di cittadini europei fa già parte di una comunità energetica, ma nel 2050 potrebbero superare i 260 milioni, contribuendo a generare fino al 45% dell’energia dell’Unione Europea, fornendo posti di lavoro locale, bollette ridotte, un ambiente più sano e un tessuto sociale più forte.
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