L'agro-fotovoltaico può essere una soluzione efficace per ottimizzare i rendimenti di energia e agricoltura e ridurre i consumi di acqua
L'agro-fotovoltaico prevede l'installazione di pannelli solari su pali d'acciaio alti diversi metri che intercettano la luce del Sole, ma permettono al contempo di coltivare il suolo.
Un utilizzo “ibrido” di terreni agricoli e produzione di energia elettrica attraverso l’installazione, sugli stessi terreni, d’impianti fotovoltaici.
Per essere ottimale, questo sistema, richiede installazioni a una quota significativa di circa 2,3-2,5 metri di altezza e di tracker distanziati per evitare ombreggiamenti reciproci di una parte del suolo.
L’altezza e il distanziamento sono quindi di per sé tali da non incidere sulla normale attività agricola. Inoltre, è possibile aumentare l’intervallo tra i pali per lasciare liberi corridoi a riposo per avvicendamenti colturali e per pratiche di manutenzione programmata.
Un beneficio per le colture e minor utilizzo d’acqua
La cosiddetta “generazione distribuita” deve fare leva sulla necessità di creare impianti “utility scale”, che potranno occupare nuovi terreni oggi dedicati all’agricoltura per una quota di circa 15/20mila ettari, ma affinché ciò sia possibile, è necessario adottare nuovi criteri di progettazione degli impianti.
Nella scelta della nuova metodologia di coltura si sono tenuti in conto i risultati di diverse ricerche sviluppate a livello nazionale e internazionale ed è emerso che nei campi AGV le piante sono più protette dagli aumenti di temperature diurne e dalle forti e repentine riduzioni delle temperature notturne. Un altro fattore decisivo riguarda la domanda di acqua, un maggior ombreggiamento dovuto alla presenza discreta di pannelli solari, non appare essere un fattore determinante della crescita e nello sviluppo delle coltivazioni esaminate ma, al contrario, in alcuni casi studiati presso l’Università americana dell’Oregon, riduce la domanda di acqua necessaria alle coltivazioni.
Da non trascurare gli effetti dell’aumento dell’umidità relativa dell’aria nelle zone sottostanti i moduli che, da un lato producono effetti favorevoli sulla crescita delle piante e dall’altro, riducono la temperatura media dei moduli con evidenti vantaggi nella conversione in energia elettrica.
Nascita di nuove figure professionali
Un tema che richiede particolare attenzione è quello della gestione di due attività tradizionalmente separate come quelle agricole e quelle della produzione di energia. Un’importante innovazione è di iniziare a delegare all’operatore agricolo tutti gli aspetti non specialistici della manutenzione dell’impianto fotovoltaico.
In un futuro, non più lontano, le pratiche agro-fotovoltaicopotranno indicare, con evidenti vantaggi economici e assicurativi, la creazione di nuove figure professionali che inglobino nell’operatore agricolo anche le responsabilità di Operation & Maintenance dell’insieme degli impianti installati sui territori agricoli fino alla formazione di vere e proprie squadre specializzate nella gestione locale di tutti gli aspetti di un campo AGV.
L’ operatore agro-voltaico è una nuova figura professionale che deve poter essere parte del processo di manutenzione degli impianti e responsabile della produzione agricola. L’adozione d’investimenti nell’Agro-fotovoltaico offre numerosi vantaggi sia agli operatori agricoli sia a quelli energetici.
Per gli operatori agricoli i benefici si hanno dal reperimento di risorse finanziarie necessarie per il rinnovo ed eventuale ampliamento delle proprie attività, alla possibilità di moltiplicare il reddito agricolo, all’opportunità di avere un partner solido e di lungo periodo per mettersi al riparo da brusche mutazioni climatiche, o ancora alla possibilità di sviluppare nuove competenze professionali e nuovi servizi come magazzini per ricambi locali, falcio erba, lavaggio moduli, presenza sul posto e addetto alla sorveglianza.
Per gli operatori energetici vi è la possibilità di realizzare importanti investimenti nel settore d’interesse anche su campi agricoli, o l’acquisizione, attraverso una nuova tipologia di accordi con l’impresa partner, di diritti di superficie a costi contenuti e concordati.
Possono creare effetti di mitigazione dell’impatto sul territorio attraverso sistemi agricoli produttivi, inoltre avrebbero una riduzione dei costi di manutenzione attraverso l’affidamento di una parte delle attività essenziali e la possibilità di un rapporto con le autorità locali che tenga conto delle necessità del territorio anche attraverso la qualificazione professionale delle nuove figure indispensabili, creando offerta di posti di lavoro non transitori ma di lunga durata.
La prima linea di investimenti prevista dal PNRR per portare le energie rinnovabili al 30% dei consumi finali fa leva su 4 punti:
sbloccare il potenziale di impianti utility-scale, in molti casi già competitivi in termini di costo rispetto alle fonti fossili ma che richiedono in primis riforme dei meccanismi autorizzativi e delle regole di mercato per raggiungere il pieno potenziale, e valorizzando lo sviluppo di opportunità agro-voltaiche;
accelerare lo sviluppo di comunità energetiche e sistemi distribuiti di piccola taglia, particolarmente rilevanti in un Paese che sconta molte limitazioni nella disponibilità e utilizzo di grandi terreni ai fini energetici;
incoraggiare lo sviluppo di soluzioni innovative, incluse soluzioni integrate e offshore;
rafforzare lo sviluppo del biometano.
Proprio allo sviluppo dell’agro-voltaico viene dedicato il primo punto della missione Energia Rinnovabile, Idrogeno, Rete e Mobilità Sostenibile (M2C2) cui vengono dedicati in totale 23,78 mld. euro. In particolare, alla voce Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile vengono destinati 5,9 mld. euro di cui 1,1 proprio allo sviluppo agro-voltaico.
L’agro-fotovoltaico nasce dalla necessità di vivere un mondo solidale senza dover rinunciare al guadagno o all’abbandono di terreni agricoli che, sino ad ora, a svantaggio di imprenditori e suolo, hanno perso la loro produttività.
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